Chiodi by Antonio Schiena

Chiodi by Antonio Schiena

autore:Antonio Schiena [Schiena, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi
pubblicato: 2023-08-02T11:27:28+00:00


14

Il custode

La casa è fredda

La casa è fredda. Le temperature continuano ad abbassarsi e la stufetta non riesce a contrastare la rigidità dell’aria.

Il custode ha messo a bollire un paio di litri d’acqua per riempire le borse dell’acqua calda. Indossa un maglione di lana e dei pantaloni foderati in pile e si protegge gettandosi una coperta sulle spalle. Ha acceso la televisione, non c’è segnale – l’antenna deve essersi rotta ancora una volta –, ma preferisce non spegnerla, trattandola come una lampada che irradia nella stanza una luce grigiognola e vibrante. Nonostante il freddo e il cielo coperto da giorni, non piove mai, né un acquazzone né una tiepida pioggerellina.

Il ticchettio del forno elettrico rimbalza per la stanza. È guasto e di tanto in tanto avvia conti alla rovescia senza meta. Tic, toc, tic, toc.

Seduto sul letto, con lo sguardo perso oltre la finestra, il custode cerca nel nero dell’esterno la conferma dei suoi presentimenti. Respira a fondo. Sul vetro si forma un alone di condensa che resta impresso come un marchio, non svanisce. Tic, toc, tic, toc. Con il dito lungo e fragile, disegna una linea verticale, poi una orizzontale. È una croce. Sta per succedere qualcosa. Tic, toc, tic, toc. Lo sa perché non c’è alcun libro in giro per la stanza, sono tutti meticolosamente riposti sulle mensole. Non sta leggendo, non legge da giorni, e non è un buon segno.

Il coperchio della pentola sul gas inizia a dimenarsi, spinto dal bollore dell’acqua. Robinson, addormentato per terra di fianco al letto, grugnisce nel sonno. Tic, toc, tic, toc. Il custode dovrebbe alzarsi, staccare la presa del fornetto e spegnere l’acqua, ma resta a godersi ancora qualche istante di quella quiete sospetta. Non è mai una bella sensazione. La quiete gli scombina le emozioni, lo confonde, lo illude di essere normale e quando si sente normale si accorge di essere solo.

Tic, toc, tic, toc.

Robinson si sveglia di soprassalto e abbaia.

Il custode scuote la testa e balza in piedi. Non è solo, cioè sì, è solo, deve smetterla di farneticare. L’acqua bolle, tic, toc.

«Che hai?», chiede all’alano che continua ad abbaiare verso la porta. L’ha già accompagnato a fare l’ultimo giro della sera. Robinson è un cane metodico, espleta i suoi bisogni tre volte al giorno, non una di più né una di meno, e lo stesso vale per il cibo, mangia a pranzo e a cena, ogni giorno agli stessi orari, senza mai un’eccezione.

Dopo aver spento la televisione, la stanza resta illuminata solo dal bagliore arancione della stufa. Il custode toglie il coperchio dalla pentola e abbassa la fiamma, poi stacca la presa del fornetto. Vuole capire cosa ha svegliato il suo cane. Un rumore, un suono, un incubo. «Non c’è nessuno, Robinson». Il cane non arretra di un millimetro. È convinto, e il custode sa che deve fidarsi di lui, così lascia cadere svogliato la coperta dalle spalle e afferra il cappotto nero appeso dietro la porta.

Sono trascorse due sole notti dall’ultima volta che un bambino è entrato lì, troppo poco tempo.



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